Nonni figli e nipoti, un’isola, un imprevisto, la convivenza forzata. Il caos. Il regista torna al cinema il 14 febbraio con un cast corale “e la voglia di parlare delle nostre esistenze e della difficoltà di essere ‘giusti’ come vorremmo”

Tutta colpa di una mareggiata. Il cattivo tempo, le onde grosse, i traghetti che non partono. Ci si ritrova insieme sull’isola più a lungo del previsto. La casa è grande ma non abbastanza per contenere tutti i rancori, le gelosie, le invidie, le parole mai dette che ora esplodono, una reazione a catena. “Le vite normali non esistono” dice a un certo punto Stefania Sandrelli, né esistono le famiglie “normali”. Non sembra, a vedere le immagini del trailer che Repubblica.it vi presenta in anteprima, ma A casa tutti bene: così il titolo del film con cui Gabriele Muccino torna al cinema, e lo fa con un cast di prim’ordine fatto di tre generazioni d’attori.

Il motore della vicenda, spiega Muccino, “è una famiglia che si riunisce per festeggiare il cinquantesimo anniversario di matrimonio dei nonni. Vogliono intorno tutti i familiari che non vedono da tempo, anche le ex mogli dei figli. L’idea era quella di restare sull’isola giusto il tempo di una piccola celebrazione in chiesa e di un pranzo. Una grande riunione che avrebbe potuto funzionare se fosse durata cinque o sei ore al massimo”. Invece, l’imprevisto. “Si allungano i tempi e cadono le maschere – continua Muccino – si rompono le facciate, si dimenticano le buone maniere. Escono allo scoperto tutte le dinamiche che possiamo immaginare. Che alla fine riflettono quelle della società e delle relazioni umane in senso più generale. Fondamentalmente il caos”. Il film sarà nelle sale con 01 Distribution dal 14 febbraio.

Sull’isola, Ischia anche se senza nome nel film (“ci è nata mia madre, io ci ho trascorso l’infanzia, e cercavamo un luogo in cui fosse forte il contrasto fra la bellezza della natura e la prigionia forzata dei protagonisti”) vivono i nonni Stefania Sandrelli e Ivano Marescotti. Intorno a loro si muovono Stefano Accorsi (che con Muccino ha già condiviso L’ultimo bacio e Baciami ancora) e Pierfrancesco Favino, Carolina Crescentini e Claudia Gerini, Sabrina Impacciatore, Massimo Ghini, Giampaolo Morelli, Sandra Milo, Elena Cucci, Tea Falco, Gianfelice Imparato, Giulia Michelini, Valeria Solarino, Gianmarco Tognazzi.

“Girare con questo cast è stata un’avventura davvero potente, intensa – racconta Muccino – anche euforizzante: eravamo consapevoli di maneggiare una materia importante, tutti dovevano misurarsi con un’unica creatura dalle molte teste qual è una famiglia. Teste che con grande facilità rischiano di confliggere fra loro”. Gli attori, continua il regista, “hanno molto amato il progetto, si sono sentiti ‘protetti’ dalla mia visione. E’ stato un viaggio in qualche modo unico e memorabile anche perché spesso gli attori erano sul set tutti insieme allo stesso tempo: oltre a essere tutti belli e bravi, interagiscono di continuo. Una grande coralità”.

Dopo la stagione americana, fra il 2006 e il 2015 (La ricerca della felicità, Sette anime, Quello che so sull’amore, Padri e figlie, con incursione “italiana” nel 2010 per Baciami ancora) e poi L’estate addosso nel 2016, “c’era la voglia di fare un film importante, il desiderio di raccontare il mondo dal mio punto di vista con una personalizzazione forte”. Su temi che grandi maestri del cinema italiano hanno raccontato con cifre diverse “ma in quella tradizione – continua Muccino – che ho sempre vissuto come propulsiva. Ho fatto il regista proprio perché ho amato quel cinema”.

Ed è l’amore, anche, a muovere le scelte dei personaggi di A casa tutti bene. “L’amore è tutto quello che muove il mondo, scatena le bufere, ci fa nascere, non ci vuol fare smarrire. Ma in fondo è un film su tutto: sulla vita, sulle nostre esistenze, sulla difficoltà di convivere con chiunque, dal partner ai figli ai genitori. Una storia che racconta, e qui rubo una frase a un adolescente del film, quant’è dura ‘essere giusti’. Tutti questi personaggi vogliono esserlo, ma nella vita è la cosa più difficile”.

Fonte: www.repubblica.it